La Selva di Castelfidardo

La Selva di Castelfidardo è un bosco preistorico di 35 ettari, per la sua ricca biodiversità rappresenta un “Unicum” botanico a livello europeo, le sue peculiarità e particolarità scientifiche sono evidenziate in numerose pubblicazioni e ricerche elaborate da botanici nazionali ed internazionali.
Con declivi ripidi e brevi, passa da 120 a 20 metri sul livello del mare, ha una fitta vegetazione (di arbusti, siepi ed alberi secolari alti anche 20 metri) che ricoprono la collina nel versante settentrionale.
Attualmente la Selva è divisa in 9 proprietà, 8 delle quali sono piccole particelle, mentre la più estesa appartiene alla Fondazione duca Roberto Ferretti di Castelferretto.
All’interno sono percorribili numerosi e caratteristici sentieri, di cui il più noto è “lo Stradone di Mezzo” che si estende per tutta la sua lunghezza del bosco, veniva usato in antichità per il passaggio di carri e carrozze. Spettacolari sono le fioriture primaverili ed autunnali del ciclamino, delle orchidee e della pervinca, Iris foetidissima per citarne solo alcune.
Particolarità nel fitto bosco sono le “acquasantiere”, cavità che si formano nei tronchi tagliati (conseguenza della gestione a ceduo matricinato terminata intorno al 1960) e che raccolgono acqua piovana, fornendo una fonte preziosa di acqua alla fauna del bosco.
Come Area Floristica Protetta regionale la Selva di Castelfidardo ha una gestione di tipo naturalistico per permettere il recupero di un maggior livello di biodiversità favorendo l’evoluzione spontanea della vegetazione. È importante inoltre evidenziare il ruolo ecologico del bosco a fini di ricerca scientifica, per scopi didattici e salutistici; “il bosco ha ottenuto la qualifica di Forest Bathing Center nel luglio 2020” da AIMeF (Associazione Italiana di Medicina Forestale).
Negli ultimi 150 anni la Selva di Castelfidardo è stata teatro di molteplici avvenimenti storici di grande importanza nazionale e internazionale, come la battaglia di Castelfidardo per l’Unità d’Italia, nella quale il bosco giocò un ruolo determinante per l’esito finale. La sua fitta vegetazione impedì infatti ai Pontifici di valutare la reale entità dei bersaglieri sardo-piemontesi (il XXVI Battaglione era costituito da 400 soldati) lì dislocati dal generale Cialdini, i quali con poderoso volume di fuoco fronteggiarono la colonna d’attacco del generale de Pimodan per tre ore dando il tempo al resto dell’esercito Sardo di accerchiare la collina e vincere la battaglia. Altra data di battaglia quella del 3-4 luglio 1944 dove la fanteria tedesca si scontrò in questi luoghi con la terza divisione alleata per la liberazione delle Marche dal giogo nazi-fascista.
Per la tutela della biodiversità, la Regione Marche ha riconosciuto la Selva come “Area Floristica” (L.R. n. 52 del 1974), mentre con il Progetto Bioitaly (Ministero dell’Ambiente, Direttiva 92/43/CEE “Habitat” e Rete Natura 2000), la Selva è stata proposta come Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.). È inserita tra le Emergenze Botaniche regionali e riconosciuta come “Bellezza naturale delle Marche” (Legge n.1497/39 sulla Protezione delle bellezze naturali).
Il bosco e l’area limitrofa sono poi sottoposti a vincolo paesaggistico (Legge n. 1497/39), al fine di non alterare le caratteristiche del paesaggio rurale legato alla memoria della storica battaglia risorgimentale.

La Biodiversità della Selva

L’area si caratterizza per l’enorme ricchezza floristica: 708 piante vascolari, 68 Briofite (muschi ed epatiche) e 23 specie di licheni. La vegetazione attuale è caratterizzata dal querceto a Roverella e Orniello nella parte sommitale, dal querceto a Cerro e Carpino orientale nel settore intermedio e da una cenosi forestale mesofila a Farnia, Rovere e Carpino bianco nella zona pianeggiante. Quest’ultima associazione vegetale, denominata “Rubio-querco-carpineto”, rappresenta il lembo residuo della foresta largamente diffusa un tempo sui terrazzi alluvionali dei fondivalle marchigiani. Alcune conifere (per lo più Pino d’Aleppo e cipressi) sono state impiantate ai margini del bosco intorno al 1950.
Per quanto riguarda la fauna, ci sono poco meno di 60 Vertebrati censiti all’interno del bosco e nei limitrofi ambienti agricoli, pari a un quarto della fauna marchigiana. Si passa da specie tipicamente forestali, come Torcicollo, Picchio muratore, Rampichino, Scricciolo, a specie legate ad aree ecotonali, come Occhiocotto, Averla piccola, Cinciarella, Vespertilio maggiore, Talpa sp., Tasso, Istrice, Saettone comune. Importante la presenza di rapaci notturni (Barbagianni, Assiolo, Gufo comune e Civetta).

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